I Vip del Belgio

I VIP del Belgio – Edizione Speciale: Angela

La prima pagina della lettera inviata da Angela

Nella nostra rubrica settimanale « I VIP (Very Italian People) del Belgio » potrete trarre ispirazione per la vostra visita e il vostro tempo libero in Belgio direttamente dalle interviste degli italiani e delle italiane che lo abitano.

Questa settimana abbiamo trascritto per voi la lettera che ci ha gentilmente inviato Angela.

Buona lettura!


Mi chiamo Angela Ranghieri. Sono in Belgio dal 1963; mi posso quindi considerare, a giusto titolo, una veterana…sotto vari punti di vista.

Sono arrivata a Bruxelles seguendo le vie del cuore.

Ho lasciato le incantevoli sponde native del lago di Como per i cieli grigi di Bruxelles che allora era certamente più piovosa di ora.

Il primo anno è stato l’inevitabile periodo di adattamento caratterizzato dal continuo confronto fra il modo di vivere del Paese d’origine e quello del Paese di accoglienza.

Il superamento della fase critica non sarebbe avvenuto così in fretta senza l’aiuto comprensivo e intelligente di mio marito che mi ha fatto conoscere e apprezzare luoghi, ambienti, persone del paese dove si sarebbe svolta la mia vita familiare e professionale.

Di tanto in tanto avevo accessi di nostalgia, ma trovavo il modo di superarli.

Nostalgia della cultura di casa nostra? l’Istituto Italiano di Cultura offriva conferenze, incontri, spettacoli in lingua.

Nostalgia di sapori? i pochi negozi di prodotti alimentari e i più numerosi ristoranti italiani provvedevano a soddisfarli.

Nostalgia del paesaggio natìo? Questa era più difficile sa sopire…ma, anche se può sembrare troppo riduttivo, in una bella giornata di sole una passeggiata intorno al vicino lago di Genval mi dava l’illusione di ritrovare i giochi di luce e di riflessi del mio lago.

Una vista del lago di Genval

Ripensando al periodo iniziale della mia vita in Belgio mi sento di affermare che le ridotte dimensioni territoriali del paese sono un aspetto positivo per chi viene ad abitarci.

Le distanze per raggiungere il mare, le Ardenne, le città d’arte sono facilmente superabili.

In breve tempo questo mi ha permesso di conoscere le vaste spiagge sabbiose del Mare del Nord con i loro cordoni di dune, il colore plumbeo delle onde e del cielo, la forza delle maree…

di percorrere le verdi vallate ardennesi disseminate di villaggi pittoreschi…

di visitare le città d’arte ricche di storia e di musei, se mi si chiedesse di indicare i miei luoghi del cuore potrei stilare un lungo elenco, ma poiché una selezione si impone ecco la mia scelta.

Il Minnewater di Bruges, conosciuto anche come « lago dell’amore »

Fra le città indicherei nell’ordine: Bruges, Gand, Anversa. Il fascino di Bruges non si discute: le sue vecchie dimore, le sue chiese, i suoi canali incantano i visitatori in ogni momento dell’anno, ma, a mio parere, nel silenzio dei mesi invernali, luoghi come il Beguinage e il Minnewater si ammantano di un sottile misticismo che aumenta la loro bellezza.

Gand, città natale di Carlo V, è ricca di storia e di monumenti. Fra i tanti la Cattedrale di San Bavone si impone; al suo interno si può ammirare il polittico dell’adorazione dell’agnello mistico, vera meraviglia della pittura. ricordo di aver letto tanto tempo fa un avvincente romanzo dal titolo “i Giudici scomparsi” che racconta una delle tante vicissitudini a cui il capolavoro è andato incontro.

Una foto scattata nella navata centrale della Cattedrale di San Bavone. Potete ammirare il meraviglioso pulpito.

Anversa è la città di Rubens le cui opere si possono ammirare nelle chiese e nei musei cittadini, ma è soprattutto nella sua “Maison” che aleggia lo spirito del grande artista.

Altri luoghi per me irrinunciabili? La piccola città di Damme dallo charme un po’ malinconico e dal passato ricco di storia; per raggiungerla si fiancheggiano i canali cantati da Brel nei suoi poemi in musica.

E ancora…Villers-la-Ville con le sue ammirevoli rovine, scenario incomparabile per concerti, rappresentazioni teatrali, esposizioni…

…e l’Hôpital «Notre Dame à la Rose» a Lessines, un esempio di sito ospedaliero autarchico risalente al Medioevo, trasformato attualmente in un interessantissimo museo.

I miei suggerimenti potrebbero continuare, ma non voglio dilungarmi troppo e, per non fare alcun torto alla capitale, concludo il mio giro turistico a Bruxelles.

In cima alle mie preferenze ci sono il circuito guidato di ciò che rimane dell’Art Nouveau nell’architettura cittadina e la visita del Museo Horta.

Per me comunque uno degli “atout” incontestabili di Bruxelles è quello dei numerosi parchi cittadini e della grande secolare foresta che le fa da cintura verde, una ricchezza naturale che poche città in Europa possono vantare.

Per chi vuole coniugare arte, cultura e gastronomia, il Belgio offre un’ampia scelta di ristoranti di tutti i tipi e per tutti i gusti. Ovviamente chi visita un paese non può esimersi dal conoscere uno dei piatti più tipici della sua cucina. Io consiglierei il Waterzooi, una ricca zuppa di verdure tipiche locali che viene servita in due versioni: al pollo o al pesce.

 È buona, gustosa e ha il pregio, non indifferente per chi invita, di servire da piatto unico.

Concludo il mio racconto con una nota curiosa. Ricordo che, appena arrivata a Bruxelles, ero stata particolarmente colpita nel constatare che uno degli argomenti di conversazione inevitabili e, direi, rituali era quello relativo alla meteorologia. La varietà dei termini usati per descrivere il “tempo che fa” era varia quanto erano vari i cambiamenti climatici e le precipitazioni.

Il mio vocabolario si è arricchito in breve tempo di termini assolutamente nuovi per chi era vissuto fino ad allora in un luogo privilegiato da un meraviglioso microclima.

Ne cito alcuni che mi avevano particolarmente divertito: “crachin” = pioggia sottile, letteralmente “sputacchino”; “giboulée” = sorta di grandine mista a neve, tipica di marzo; “drache” = acquazzone violento e improvviso e nello specifico c’è anche la “drache nationale” che è il rituale acquazzone del 21 luglio, giorno della festa nazionale.

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