I VIP del Belgio – Edizione Famiglie: Erika

Erika e Morgane

Come vi chiamate e quanti anni avete?

Erika, 36 anni, e Morgane, 5 anni

Di dove sei in Italia?

Della provincia di Milano

Raccontaci di te

Vivo in Belgio dal 2012, sono arrivata a Bruxelles grazie a una « mutation professionnelle »: la società per cui lavoravo aveva diverse filiali sparse in Europa e un posto si é aperto qui. E qui che é nata mia figlia, che é italo-belga (bilingue italiano/francese senza sforzi…mannaggia a lei!) Ho abitato per alcuni anni a Bruxelles, ma ora vivo a 20 km da Bruxelles, in Wallonie

Qual è per te l’aspetto più bello di questo paese?

L’aspetto più bello é la multiculturalità. In un paese dove molte persone sono di origine straniera (oltre ai belgi di 2a, 3a o più generazione) é più facile sentirsi meno « soli » e in ogni caso accostarsi a diverse culture/forme d’arte e pensiero

Qual è la cosa più divertente, più strana o che meno ti aspettavi del Belgio?

Arrivando qui non mi aspettavo granché, nel senso che avevo solo una visione « vaga » del Belgio, più come una « succursale » della Francia, forse Studiamo (o si studiava) a scuola che la nazione é stata meta storica dell’emigrazione italiana. Si sa (o si dovrebbe sapere) che Bruxelles é sede della Nato e della Commissione Europea Spesso i TG parlano dei fondi che quei « cattivoni » di Bruxelles erogano o no, agli stati membri Ma la realtà è che il Belgio è molto di PIU’ di quanto ci si aspetti (valloni e fiamminghi, festivals di musica internazionale e eventi culturali, cioccolato, snodo ferroviario europeo…). Mi sono resa conto a posteriori che spesso conosciamo il Belgio senza saperlo (l’inventore del sax, René Magritte, il gruppo musicale Hooverphonics e Stromae, il detective Hercule Poirot e George Simenon, il calciatore Lukaku…tutti belgi!!)

Qual è il tuo luogo preferito in Belgio da visitare in famiglia?

Come qualsiasi autoctono ho un posto preferito da visitare « quando c’è il sole » e uno « quando piove »: quando è bel tempo ci piace camminare in una delle tante foreste belghe (ci sono tantissimi itinerari, di diversa difficoltà e durata…quindi ognuno può trovare quello adatto alle proprie esigenze). Quando piove, invece, ci piace molto andare a Technopolis (Mechelen) perché si tratta di un museo interattivo a tema scientifico: i bambini possono manipolare gli strumenti, guardare dei video esplicativi, spingere bottoni, tirare leve,…e imparare giocando

Qual è il tuo museo preferito a Bruxelles da visitare in famiglia?

Un iguanodonte nella galleria del museo

Il nostro museo preferito finora (non li abbiamo ancora visitati tutti) è il Museo di Scienze Naturali. La collezione è piuttosto grande e il punto forte secondo la stragrande maggioranza dei bambini è « la galleria dei dinosauri » (30 scheletri di iguanodonte più o meno completi ritrovati in Belgio, a un centinaio di km dalla capitale)

Hai una caffetteria, ristorante, gelateria preferito dove trascorrere una domenica con tua figlia?

Quando abitavo a Bruxelles, andavo spesso alla Gelateria « Il Monello ». I proprietari sono italiani ed è possibile trovare gusti esotici (secondo lo standard belga) come pesca, ananas, zuppa inglese …

Nostalgia di casa: dove trovi un po’ d’Italia in Belgio?

L’Italia (anche quella vera) in Belgio si trova un po’ dappertutto. Personalmente quando ho « nostalgia » vado al ristorante/pizzeria « La Laguna », a Genval Oltre a mangiare il risotto alla pescatora migliore mai assaggiato da quando sono qui, mi faccio sempre quattro risate con i camerieri (perlopiù sardi) e i proprietari (siciliani) Ogni tanto mi capita di incontrarli anche al supermercato o in posta, quindi sono un po’ « di famiglia »

Lato gastronomia: qual è la tua birra, golosità o il tuo piatto preferito in Belgio? E qual è il piatto belga preferito di tua figlia?

Le buonissime Gaufres de Liège

Il mio piatto belga preferito sono les Boulets « sauce lapin » accompagnate dalle onnipresenti « frites » …adoro quel mix di dolce (sirop de Liège e cipolle) e saporito (senape e spezie) E, da brava milanese finisco sempre per « fare scarpetta » con le frites, dato che il cestino del pane non è sempre così scontato Il piatto belga favorito di mia figlia é invece in realtà un dessert: le gaufres de Liège (morbide, calde, con la granella di zucchero che si scioglie sopra).

Dai uno o più consigli a chi volesse visitare il Belgio in famiglia

C’é poco da dire. Ovunque abbiate programmato di andare, oltre alla voglia di scoprire, armatevi di: ombrello e/o impermeabile e buone scarpe. Il resto vien da sé.

Grazie mille Erika! Ci hai fatto venire voglia di gaufres 🙂

Street art a Gent

Molti sono gli street artisti gantesi che hanno esteso la loro fama al di fuori della città. Oggi Vi vogliamo presentare qualcuna delle opere di Klaas Van der Linden. L’artista ha iniziato giovanissimo (pensate a solo 12 anni!) ed oggi è visibile in numerose città europee come Londra o Berlino. Questi murales, tra gli ultimi della sua produzione, sono visibili a Gent, in pieno centro storico, a pochi passi dai principali monumenti della città. La street art è un invito a scoprire la città con occhi diversi e permette di visitare quartieri nei quali non avremmo mai pensato di passeggiare. Un motivo in più per visitare o rivisitare Gent.

I VIP del Belgio – Edizione Speciale: Angela

La prima pagina della lettera inviata da Angela

Nella nostra rubrica settimanale « I VIP (Very Italian People) del Belgio » potrete trarre ispirazione per la vostra visita e il vostro tempo libero in Belgio direttamente dalle interviste degli italiani e delle italiane che lo abitano.

Questa settimana abbiamo trascritto per voi la lettera che ci ha gentilmente inviato Angela.

Buona lettura!


Mi chiamo Angela Ranghieri. Sono in Belgio dal 1963; mi posso quindi considerare, a giusto titolo, una veterana…sotto vari punti di vista.

Sono arrivata a Bruxelles seguendo le vie del cuore.

Ho lasciato le incantevoli sponde native del lago di Como per i cieli grigi di Bruxelles che allora era certamente più piovosa di ora.

Il primo anno è stato l’inevitabile periodo di adattamento caratterizzato dal continuo confronto fra il modo di vivere del Paese d’origine e quello del Paese di accoglienza.

Il superamento della fase critica non sarebbe avvenuto così in fretta senza l’aiuto comprensivo e intelligente di mio marito che mi ha fatto conoscere e apprezzare luoghi, ambienti, persone del paese dove si sarebbe svolta la mia vita familiare e professionale.

Di tanto in tanto avevo accessi di nostalgia, ma trovavo il modo di superarli.

Nostalgia della cultura di casa nostra? l’Istituto Italiano di Cultura offriva conferenze, incontri, spettacoli in lingua.

Nostalgia di sapori? i pochi negozi di prodotti alimentari e i più numerosi ristoranti italiani provvedevano a soddisfarli.

Nostalgia del paesaggio natìo? Questa era più difficile sa sopire…ma, anche se può sembrare troppo riduttivo, in una bella giornata di sole una passeggiata intorno al vicino lago di Genval mi dava l’illusione di ritrovare i giochi di luce e di riflessi del mio lago.

Una vista del lago di Genval

Ripensando al periodo iniziale della mia vita in Belgio mi sento di affermare che le ridotte dimensioni territoriali del paese sono un aspetto positivo per chi viene ad abitarci.

Le distanze per raggiungere il mare, le Ardenne, le città d’arte sono facilmente superabili.

In breve tempo questo mi ha permesso di conoscere le vaste spiagge sabbiose del Mare del Nord con i loro cordoni di dune, il colore plumbeo delle onde e del cielo, la forza delle maree…

di percorrere le verdi vallate ardennesi disseminate di villaggi pittoreschi…

di visitare le città d’arte ricche di storia e di musei, se mi si chiedesse di indicare i miei luoghi del cuore potrei stilare un lungo elenco, ma poiché una selezione si impone ecco la mia scelta.

Il Minnewater di Bruges, conosciuto anche come « lago dell’amore »

Fra le città indicherei nell’ordine: Bruges, Gand, Anversa. Il fascino di Bruges non si discute: le sue vecchie dimore, le sue chiese, i suoi canali incantano i visitatori in ogni momento dell’anno, ma, a mio parere, nel silenzio dei mesi invernali, luoghi come il Beguinage e il Minnewater si ammantano di un sottile misticismo che aumenta la loro bellezza.

Gand, città natale di Carlo V, è ricca di storia e di monumenti. Fra i tanti la Cattedrale di San Bavone si impone; al suo interno si può ammirare il polittico dell’adorazione dell’agnello mistico, vera meraviglia della pittura. ricordo di aver letto tanto tempo fa un avvincente romanzo dal titolo “i Giudici scomparsi” che racconta una delle tante vicissitudini a cui il capolavoro è andato incontro.

Una foto scattata nella navata centrale della Cattedrale di San Bavone. Potete ammirare il meraviglioso pulpito.

Anversa è la città di Rubens le cui opere si possono ammirare nelle chiese e nei musei cittadini, ma è soprattutto nella sua “Maison” che aleggia lo spirito del grande artista.

Altri luoghi per me irrinunciabili? La piccola città di Damme dallo charme un po’ malinconico e dal passato ricco di storia; per raggiungerla si fiancheggiano i canali cantati da Brel nei suoi poemi in musica.

E ancora…Villers-la-Ville con le sue ammirevoli rovine, scenario incomparabile per concerti, rappresentazioni teatrali, esposizioni…

…e l’Hôpital «Notre Dame à la Rose» a Lessines, un esempio di sito ospedaliero autarchico risalente al Medioevo, trasformato attualmente in un interessantissimo museo.

I miei suggerimenti potrebbero continuare, ma non voglio dilungarmi troppo e, per non fare alcun torto alla capitale, concludo il mio giro turistico a Bruxelles.

In cima alle mie preferenze ci sono il circuito guidato di ciò che rimane dell’Art Nouveau nell’architettura cittadina e la visita del Museo Horta.

Per me comunque uno degli “atout” incontestabili di Bruxelles è quello dei numerosi parchi cittadini e della grande secolare foresta che le fa da cintura verde, una ricchezza naturale che poche città in Europa possono vantare.

Per chi vuole coniugare arte, cultura e gastronomia, il Belgio offre un’ampia scelta di ristoranti di tutti i tipi e per tutti i gusti. Ovviamente chi visita un paese non può esimersi dal conoscere uno dei piatti più tipici della sua cucina. Io consiglierei il Waterzooi, una ricca zuppa di verdure tipiche locali che viene servita in due versioni: al pollo o al pesce.

 È buona, gustosa e ha il pregio, non indifferente per chi invita, di servire da piatto unico.

Concludo il mio racconto con una nota curiosa. Ricordo che, appena arrivata a Bruxelles, ero stata particolarmente colpita nel constatare che uno degli argomenti di conversazione inevitabili e, direi, rituali era quello relativo alla meteorologia. La varietà dei termini usati per descrivere il “tempo che fa” era varia quanto erano vari i cambiamenti climatici e le precipitazioni.

Il mio vocabolario si è arricchito in breve tempo di termini assolutamente nuovi per chi era vissuto fino ad allora in un luogo privilegiato da un meraviglioso microclima.

Ne cito alcuni che mi avevano particolarmente divertito: “crachin” = pioggia sottile, letteralmente “sputacchino”; “giboulée” = sorta di grandine mista a neve, tipica di marzo; “drache” = acquazzone violento e improvviso e nello specifico c’è anche la “drache nationale” che è il rituale acquazzone del 21 luglio, giorno della festa nazionale.

I beghinaggi famminghi

Nelle Fiandre troviamo 26 beghinaggi, 13 dei quali riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Viene definito beghinaggio il complesso di edifici, che riflette lo stile architettonico locale, in cui vivevano le beghine ovvero donne, nubili o vedove, che conciliavano la vita contemplativa alla vita attiva.I nostri gruppi rimangono spesso affascinati dal silenzio caratteristico di questi luoghi che li rende delle oasi di pace ricche di storia. Per esempio il beghinaggio di Diest, dove abbiamo scattato questa foto, è stato fondato nel XIII secolo e mantiene ancora oggi edifici risalenti al XVII e al XVIII secolo. Qui troverete le statue che rappresentano le beghine nel loro abito tradizionale.

I VIP (Very Italian People) del Belgio: Beatrice

Come ti chiami e quanti anni hai?

La nostra VIP Beatrice in giro perBruges

Mi chiamo Beatrice Rindone ed ho 38 anni

Di dove sei?

Viterbo

Raccontaci di te

Sono un’archeologa e in Italia lavoravo nell’agenzia di viaggi dei miei genitori, come guida turistica della mia provincia e in un centro di archeologia sperimentale. Undici anni fa, mentre passeggiavo di sera con le mie amiche nella mia città, ho incontrato un bel ragazzo fiammingo che era a Viterbo per lavoro, mi ha chiesto informazioni ed è stato subito un colpo di fulmine. Abbiamo viaggiato per vederci e alla fine ho deciso di trasferirmi io in Belgio. All’inizio ho fatto uno stage Schuman al Parlamento europeo a Bruxelles e poi, dopo un anno, sono andata a vivere con lui a Bruges. Ora vivo a Bruges da 8 anni, siamo sposati ed abbiamo due figli. In questa meravigliosa città ho iniziato a studiare il fiammingo e a lavorare come insegnante di italiano.

Qual è per te l’aspetto più bello di questo paese?

Il bello del Belgio secondo me è, per prima cosa, che funziona tutto: tutto viene rinnovato (come dimostrano i costanti lavori ovunque nelle strade), la burocrazia è snella e la città è pulita (parlo di Bruges). A livello architettonico le città fiamminghe sono meravigliose.

Qual è la cosa più divertente, più strana o che meno ti aspettavi del Belgio?

Beatrice seduta su un trono di ghiaccio del festival IJssculpturen Expositie a Bruges

Vivere in una città come Bruges è molto diverso da vivere a Bruxelles. Bruxelles è una città multiculturale dove puoi mantenere anche le tue abitudini ma andare a vivere nelle Fiandre con un fiammingo è un’altra cosa. Bruges è una città veramente fiamminga, ci sono stranieri ma il modo di vivere resta prevalentemente quello autentico della popolazione locale. La cosa sconvolgente e affascinante all’inizio per me è stato il fatto di spostarmi in bicicletta. A Bruges e nelle Fiandre ci si muove sempre con il “fiets” (la bicicletta) e questa cosa è bella peccato che si faccia anche nelle condizioni meteorologiche più estreme ed io non c’ero abituata. Da lì ho capito perché le donne si legano spesso i capelli! L’altra cosa strana è stata dovermi abituare agli orari di qui: cenare alle 18 per me era impensabile e anche l’idea che i miei figli mangiassero una zuppa alle 10 di mattina al nido e dovessero andare a dormire alle 19. Una volta sono stata « rimproverata » dalla maestra di mio figlio perché lo mettevo a dormire alle 20 e per lei era già troppo tardi, per me invece era prestissimo!

Qual è il tuo luogo preferito in Belgio?

Fare una passeggiata nel centro di Bruges è un’esperienza fantastica ma quando inizia la bella stagione mi piace arrivare in bicicletta fino a Damme, un paesino bellissimo, o alla costa, a Blankenberge, dove si può bere un bel cocktail sulla spiaggia. Mi piace molto anche Anversa. Per gli eventi mi piace molto la processione del sangue di Cristo, la “Bloedprocessie” a maggio, il “kaasmarkt dove si possono assaggiare tutti i formaggi belgi e i mercati del sabato mattina a piazza ‘T Zand.

Beatrice immortalata in Piazza ‘T Zand durante l’evento « Thai Festival »

Qual è il tuo luogo preferito a Bruges?

Di posti preferiti per bellezza a Bruges ne avrei troppi quindi vi parlerò dei posti dove bere e mangiare. Il posto più particolare in assoluto che io abbia visto a Bruges è un bar aperto solo la domenica dove si deve suonare il campanello e un signore viene ad aprire, si chiama Retsins Lucifernum ed è assolutamente da provare una volta nella vita. Per i cocktail mi piace molto il Groot Vlaenderen e per bere una birra il Cafe Rose Red o il Zwart Huis che è anche uno dei miei ristoranti preferiti. Un altro ottimo ristorante e posto per bere è Cafe Cambrinus. Un ristorante che amo molto ma resta appena fuori dal centro è De Grilloir.

Nostalgia di casa: dove trovi un po’ d’Italia in Belgio

Diciamo che a Bruges si può mangiare bene italiano ma non ho ancora trovato una vera pizza napoletana come piace a me. Spesso faccio la pizza da sola a casa o la mangio in pizzerie dove è buona ma mai come in altre città del Belgio. Per la pizza preferisco in assoluto una pizzeria di Bruxelles « La pizza è bella« , e ad Anversa « Bellini« .

Lato gastronomia: qual è la tua birra, golosità o il tuo piatto preferito in Belgio?

La birra che preferisco è la Westmalle bruin che viene prodotta nell’abbazia nel paese di origine di mio marito e la Kriek, la birra aromatizzata alla ciliegia, particolare. Per le golosità mi piace fermarmi a mangiare un buon waffle caldo con le « krieken » (ciliegie) e panna montata o cioccolato e panna, da Chez Albert quando passeggio in centro. Piatto tipici che mi piacciono molto sono i « gegratineerd witloof » indivia belga con prosciutto al forno e lo « stoofvlees » stufato di carne cotto con birra scura.

Dai uno o più consigli a chi volesse visitare il Belgio

Bruges è una città assolutamente da visitare se venite in Belgio, consiglio di fare anche un giro in barca sui canali. Anche Anversa e Gent sono bellissime. Consiglio di venire nei mesi di maggio giugno che di solito sono i migliori.

Grazie Beatrice per questa interessante intervista! Speriamo di incontrarti a Bruges per bere insieme una buona birra in uno dei luoghi da te consigliati.

I VIP (Very Italian People) del Belgio: Valeria

La nostra VIP Valeria davanti all’edificio del Museo MAS adAnversa

Come ti chiami e quanti anni hai?

Mi chiamo Valeria De Lisio e ho 31 anni, quasi 32!

Di dove sei?

Di Padova, però la mia famiglia è del Molise (si, esiste!) e ho fatto i 5 anni di Università a Milano

Raccontaci di te

Durante l’ultimo anno di Università, nel 2013, invece di partire per un secondo Erasmus, ho avuto la possibilità di fare uno stage presso la Commissione Europea a Bruxelles, combinando così l’esperienza all’estero con quella lavorativa. Mi sono trovata subito molto bene in questa città e ci sono rimasta 4 mesi. Una volta rientrata in Italia avevo già voglia di ripartire e rimanere di più (un “di più” al tempo imprecisato, diciamo almeno un altro anno). Tuttavia, vista la crisi del mercato del lavoro, appena ho trovato un buon posto a Milano, ancor prima della laurea in Economia, l’ho accettato, dicendomi che Bruxelles non scappava e che avrei potuto sempre inviare un CV, con l’obiettivo di ottenere un contratto indeterminato nella città che è un po’ il regno degli stage « europei ». Nel 2015 i miei sogni si sono avverati e ho fatto le valigie. Sono atterrata il 28 giugno in una Bruxelles inaspettatamente torrida per diventare Policy Adviser presso l’Ufficio “European Regulatory and Public Affairs » di Intesa Sanpaolo, dove lavoro tutt’ora sulla normativa prudenziale bancaria, dialogando con le Istituzioni Europee e le associazioni di settore, molte con sede a Bruxelles. Vivo a Ixelles da quando sono arrivata in quanto volevo abitare in un quartiere « vivo », dove tutto fosse a portata di mano. Dal 2016 ho un compagno belga. Due anni fa abbiamo provato a convivere ed è stato un grande successo. Il suo approccio all’italiano è ancora “a zero”, pertanto a casa si parla francese, al lavoro inglese, ma tra colleghi si parla italiano, un bel mix insomma!

La nostra VIP Valeria

Qual è per te l’aspetto più bello di questo paese?

Trovo che bisogna fare un distinguo tra il Belgio e Bruxelles. Bruxelles è bella in quanto è molto multiculturale, tuttavia rispetto ad altre capitali europee rimane a misura d’uomo ed è meno stressante ed alienante. È meno grande ed è piacevole anche spostarsi a piedi, incontrando qualche bel parco nel percorso. Spesso è facile imbattersi casualmente in amici, colleghi o persone che conosci anche solo di vista, perché le vedi sempre in tram. Ogni comune che forma Bruxelles ha una sua vita di quartiere, è come una sorta di villaggio, ci sono mercatini locali dove le persone si ritrovano e vengono promosse iniziative per coinvolgere la comunità. Inoltre, l’Italia non ti manca o ti manca meno, in quanto Bruxelles è piena di italiani, di gastronomie italiane, di vere pizzerie. Si trovano anche i prodotti italiani al supermarket locale, ma ci sono veri e propri minimarket italiani. Trovo che stia diventando fin troppo italiana, ovviamente in altre città non è la stessa cosa. Per vedere il Belgio davvero bisogna uscire da Bruxelles, girare nelle diverse regioni, rendersi conto delle divisioni culturali presenti in un paese così piccolo e trarne il meglio in quanto « turista”. Il Belgio in generale è bello perché è un concentrato di storia ed è stato per anni, nel bene e nel male, un crocevia di culture, ha inoltre paesaggi bellissimi e riposanti a portata di mano (al massimo 2 ore di auto/treno!) e ti permette anche di fare gite fuori porta negli stati confinanti.

Qual è la cosa più divertente, più strana o che meno ti aspettavi del Belgio?

Una cosa bella e che non mi aspettavo è che qui non sono mai andati fuori moda i giochi da tavolo, a tutte le età. Esistono addirittura dei bar adibiti a questo o che organizzano delle serate apposite. Trovo sia molto conviviale, io personalmente avevo smesso all’età di 15 anni. La cosa più strana è (rullo di tamburi) la concezione del bagno negli appartamenti! E non parlo dell’assenza del mitico bidet, che a volte a Bruxelles si trova anche, considerando che è piena di italiani. Non c’è una concezione unitaria e sembra essere la stanza meno importante di un appartamento, pertanto la maggior parte delle volte è « smembrato »: si può trovare la doccia in cucina vicino al gas, attaccata alle scale che scendono in cantina, in salotto, con il lavandino magari in un altro corridoio, e water in camera con mura che arrivano solo a metà. Ho visto cose che voi umani….

Qual è il tuo luogo preferito in Belgio?

Valeria alla scoperta di una foresta nelle Ardenne

Domanda difficile. Ce ne sono tanti! Un’esperienza unica è stata il Carnevale, qui dura tantissimo, le sfilate si prolungano da febbraio fino a Pasqua! Ho visto sia quello di Binche (patrimonio UNESCO) che di Nivelles, con le « Gilles » tradizionali che lanciano le arance! Voglio assistere ad altri nei prossimi anni. Mi è piaciuta molto la visita all’Abbazia di Orval, a settembre si tiene la giornata “porte aperte” gratuita (basta prenotarsi online) dove anche la Brasserie è visitabile, mentre è in funzione. Ho visitato altri luoghi di produzione della birra e questa, insieme poi alla Brasserie Cantillon a Bruxelles, è stata la visita più suggestiva. A Chimay l’abbazia è meno interessante, ma il castello è un gioiellino con un teatro privato magnifico e la visita si fa insieme ad una signora che è niente di meno che la Principessa del castello che racconta le storie di famiglia! In autunno nelle foreste (consiglio Saint Hubert) vengono organizzate escursioni notturne per la « Brame du cerf » per il weekend di accoppiamento dei cervi. È un’esperienza unica per vivere la foresta di notte con guide locali che danno qualsiasi informazione sull’ecosistema, fauna e flora locali. Infine, un museo molto interessante è il Red Star Line ad Anversa, ovvero il museo della prima compagnia navale per l’emigrazione verso gli Stati Uniti. L’esposizione è molto ricca ed è bello perché anche noi siamo stranieri all’estero.

Qual è il tuo luogo preferito a Bruxelles?

Valeria nel giardino della rubenshuis, la casa di Rubens, ad Anversa

Mi piacciono i bar dove c’è musica dal vivo, in particolare il jazz, anche se non sono del settore e prima di venire qui non sapevo che “Sax” fosse oltre ad uno strumento una persona, ed in particolare un belga di Dinant (Adolphe Sax, Ndr). Music Village, Archiduc, Sounds (Café), sono solo alcuni degli indirizzi, ma la lista è lunga. Trovo che la musica sia molto più valorizzata che in Italia e che sia molto più facile fare musica negli spazi pubblici, basti pensare ai dj set nei parchi d’estate o in cima a monumenti storici della città. Amo poi i negozi di antiquariato del quartiere Marolles (Rue Blaes e Rue Haute) anche perché sono i soli ad essere aperti anche la domenica, il che fa sì che il quartiere sia molto vivace nel weekend. Il complesso museale Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique, racchiude più musei, tra i quali il Museo Magritte (esiste il biglietto combinato). Al suo interno, trovo molto interessante il museo creato più di recente, ovvero il Musée Fin-de-Siècle.

Nostalgia di casa: dove trovi un po’ d’Italia in Belgio?

Ormai ovunque, anche perché noi italiani all’estero diventiamo improvvisamente molto patriottici, soprattutto per il cibo. Negli ultimi anni sono spuntati come funghi bar, pizzerie, locali italiani, serate italiane, eventi di associazioni italiane per promuovere il territorio. Preferisco non pubblicizzare nessuno in quanto sono tutti buoni e hanno bisogno del nostro sostegno! Anche i belgi sono fan degli italiani, in quanto hanno spesso parenti italiani e sono felici di incontrare qualcuno con cui praticare la lingua, anche solo per una sera. Anche loro cercano un po’ d’Italia in Belgio.

Lato gastronomia: qual è la tua birra, golosità o il tuo piatto preferito in Belgio?

Per quanto riguarda le birre, non finirò mai di scoprirne di nuove. Mi piacciono le birre amare, come la Duvel, XX bitter, le birre acide tipo lambic del Cantilon. Attenzione ai gradi, date sempre uno sguardo, a volte le birre sembrano molto leggere pur avendo una gradazione del 10% e si può finire male! Per quanto riguarda le golosità ok, il cioccolato è buonissimo, ma vogliamo parlare dei biscotti speculoos?! A volte sono dimenticati, ma sono buoni tutto l’anno, non solo a San Nicola. Poi vi consiglio di andare a Liegi per assaggiare i lacquemants, una sorta di waffles piatti con lo sciroppo, li vendono dappertutto alla fiera di ottobre. Tra i piatti tipici, sono buonissime la carbonade flamande e le crocchette con i gamberetti grigi del mare del Nord (che sono pescati a cavallo a Oostduinkerke, vedere per credere!)

Dai uno o più consigli a chi volesse visitare il Belgio

Informatevi (e iscrivetevi) sui siti delle realtà locali. Sono disponibili in tutte le lingue e si possono scaricare brochures gratuite che danno informazioni a tutto tondo sull’alloggio, sulle passeggiate e sui monumenti consigliati. Qui potete trovare alcuni siti ufficiali: clicca qui per la Wallonia ; clicca qui per Bruxelles ; clicca qui per i dintorni di Bruxelles ; clicca qui per la costa ; clicca qui per il Limburgo (ottimo da scoprire in bicicletta) ; clicca qui per il Lussemburgo belga .

Grazie Valeria! La tua intervista ispirerà sicuramente i nostri lettori e le nostre lettrici!

Margherita di Parma e Piacenza: dalle Fiandre all’Italia

Durante le nostre visite guidate ci divertiamo a scoprire i legami storici tra l’Italia ed il Belgio,  ricostruendoli soprattutto attraverso le biografie dei protagonisti della loro storia.

Un presunto ritratto di Margherita, oggi parte della collezione del Museo Old Masters a Bruxellles

Uno di loro è Margherita d’Austria (1522-1586), governatrice dei Paesi Bassi, duchessa di Firenze, poi duchessa di Parma e Piacenza, conosciuta più comunemente come “Margherita di Parma e Piacenza”. Da non confonderla con la prozia, quella Margherita D’Austria anche lei governatrice dei Paesi Bassi, che visse tra il 1480 e il 1530.

Margherita di Parma e Piacenza era la figlia naturale di Carlo V, nata da un amore fugace consumato durante una breve permanenza ad Oudenaarde. La sua nascita venne accolta con gioia dall’allora giovane Carlo, che scelse il nome di battesimo della figlia proprio in onore della propria zia Margherita. Già dalla sua nascita Margherita era destinata a diventare una pedina degli intricati giochi di potere  dell’epoca.

Margherita nacque nelle Fiandre, ma si trasferì in Italia, dove si unì in matrimonio a Ottavio Farnese, un’unione complicata dalla quale nacque il famoso Alessandro Farnese. Quando il fratello Filippo II, anch’egli figlio di Carlo V, le propose di diventare governatrice dei Paesi Bassi, Margherita accettò, diventando così una dei protagonisti della complessa ed instabile politica europea del XVI secolo. Dopo la sua morte, avvenuta ad Ortona, in Abruzzo, nel 1586, venne sepolta secondo suo volere a Piacenza dove ancora oggi riposa nella chiesa di San Sisto.

Ad Oudenaarde troviamo la Huis Margaretha van Parma, un edificio intitolato a Margherita che accoglie oggi un ristorante

Nonostante fosse originaria delle Fiandre, Margherita strinse un forte legame con l’Italia. Un legame che ancora oggi possiamo notare da alcuni lasciti architettonici come il Palazzo Farnese a Piacenza oppure il Palazzo Farnese di Ortona, entrambi eretti per suo volere.  Da non dimenticare inoltre che il Palazzo Madama a Roma prese il nome di « Madama » (da « Madama d’Austria ») proprio quando Margherita vi pose residenza.

Durante le nostre visite ci troviamo a parlare di lei in più occasioni. Ad esempio nella sua città natale, Oudenaarde, dove nel Museo MOU il fotografo Stephan Vanfleteren ci fornisce un’interpretazione artistica di un suo ritratto. Oppure nel Museo Old Masters a Bruxelles dove trovate un suo presunto ritratto, opera del pittore Alonso Sánchez Coello (nella foto).

Fonti

  • Principesse, infante e duchesse. Storie al femminile tra Farnese e Borbone, libro di Carmen Artocchini. Edizioni Tip.Le.Co.2011.
  • Margherita d’Austria, duchessa di Firenze, poi duchessa di Parma e Piacenza di Gino Benzoni – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 70 (2008), dal sito Treccani.it

I VIP (Very Italian People) del Belgio

L’intervista di Cristiano è ricca di spunti, Buona lettura!

Come ti chiami e quanti anni hai?

Il nostro VIP Cristiano

Mi chiamo Cristiano Ferri e ho 42 anni

Di dove sei?

Di Firenze

Raccontaci di te

Sono venuto in Belgio per una riconversione professionale. Ho fatto una scuola di cinema e adesso lavoro come regista, soprattutto per la televisione. Vivo a Bruxelles dal 2007, in pieno centro città, in una casa condivisa con altre persone.

Qual è per te l’aspetto più bello di questo paese?

Il fatto che ci sono persone di tante origini differenti e che si trova nel bel mezzo dell’Europa. Io sono un grande appassionato di lingue, di arte e di architettura. A Bruxelles ho quindi la possibilità di parlare diverse lingue, di avere amici di origini molto diverse e anche di vistare con facilità la Francia, l’Olanda, l’Inghilterra e la Germania.

Qual è la cosa più divertente, più strana o che meno ti aspettavi del Belgio?

Non avevo molte aspettative riguardo al Belgio. Penso sia uno dei paesi europei che susciti meno immagini e meno emozioni negli stranieri. Di Bruxelles per esempio non avevo in mente alcuna immagine, prima di venire ad abitare qui. Credo che ciò sia dovuto al fatto che questo paese, e la sua capitale in particolare, sono molto poco pubblicizzati e poco valorizzati. Bruxelles è conosciuta solo per le istituzioni Europee mentre, da un punto di vista storico-architettonico, tenendo presente le sue dimensioni, non ha niente da invidiare a molte altre città europee. La cosa che mi ha sorpreso di più è invece lo strano connubio tra cultura latina francofona (a forti tinte italiane in Vallonia) e cultura germanica fiamminga che rende questo paese, di fatto, molto tollerante verso le differenze culturali più varie.

Qual è il tuo luogo preferito in Belgio?

Una vista della navata centrale della Cattedrale San Paolo a Liegi, uno dei luoghi citati da Cristiano

Mi piace molto la Bruxelles neoclassica (Place des Martyrs, Place des Barricades, le Quartier Royal e tutto il quartiere intorno alla Colonna del Congresso) perché è uno dei lati di Bruxelles che è meglio conservato ed è un po’ meno preso d’assalto dai turisti. È uno dei giri che mi piace far fare a chi visita la città per la prima volta. A pochi passi da questi posti si può anche approfittare dei bei panorami che ci sono dal Mont des Arts et dalla cité administrative e passeggiare nel Parco Reale. Fuori da Bruxelles, a parte ovviamente Anversa, Gand e Bruges, mi piace passeggiare sul lungomare di Ostenda (in particolare nei pressi della bellissima loggia del Thermae Palace) o visitare il centro di Liegi che ha una cattedrale molto bella e un bel lungofiume.

Qual è il tuo luogo preferito a Bruxelles?

Troppi. Ne scelgo tre.

Una foto scattata all’interno del Museo Wiertz, uno dei tre luoghi di bruxelles consigliati da Cristiano.

Il Museo Wiertz perché permette una specie di viaggio nel tempo nel bel mezzo del quartiere europeo. Si tratta dell’immenso atelier di questo bizzarro pittore romantico che sognava di diventare Delacroix. La struttura, le piccole case raggruppate attorno ad essa e il verde dei giardinetti attorno sembrano reliquie del XIX secolo fortunosamente dimenticate dei promotori immobiliari.

La brasserie “Le Cirio” un po’ per la stessa ragione, in Piazza della Borsa. Da fuori non si percepisce la sua magia, ma appena si entra, dai camerieri, alla decorazione delle pareti, fino alle toilettes, tutto ci riporta ai tempi in cui Bruxelles era una delle grandi capitali dell’industrializzazione europea.

Infine il bar Fontainas perché è uno dei posti per me più accoglienti del centro. È dove mi piace andare a leggere un libro all’aria aperta o dove vado a lavorare quando voglio evadere da casa mia.

Nostalgia di casa: dove trovi un po’ d’Italia in Belgio?

Alla pizzeria Mirante, perché sono italiani veri, credo marchigiani. E non cercano neppure di assomigliare al cliché dell’italiano simpaticone. Al contrario. Si limitano a fare una buonissima pizza e dei dessert ancora più buoni. Detto ciò, non sono troppo nostalgico.

Lato gastronomia: qual è la tua birra, golosità o il tuo piatto preferito in Belgio?

Della gastronomia belga, essendo vegetariano, non posso approfittare troppo. Delle birre però si: le mie preferite sono l’Orval, la Triple Westmalle et la Triple Karmeliet. Per le frites vado in Place Flagey.

Dai uno o più consigli a chi volesse visitare il Belgio

Il mio consiglio principale è quello di cercare di vivere un viaggio in Belgio come un’esperienza umana. Cercare di vivere i quartieri, di parlare con le persone. Non credo che il Belgio e Bruxelles si possano visitare come altri posti, passando da un’attrazione turistica alla seguente. Le attrazioni turistiche più gettonate non sono quel che c’è di più bello da vedere in Belgio (con alcune eccezioni, ovviamente… da non perdere l’occasione di vedere Van Eyck a Gand o i fiamminghi dei Musei Reali di Belle Arti). Passeggiare per i parchi, prendersi una birra a Place Flagey o fare un giro al Marché du Midi sono esperienze altrettanto ricche.

Non ci resta che ringraziare Cristiano per questa ricca intervista!

Leopoldo II, il Re scomodo

È di pochi giorni fa la notizia della scelta del nuovo nome per un tunnel sotterraneo di Bruxelles. Fino ad oggi intitolato a Leopoldo II, questa celebre arteria per il traffico cittadino, in autunno verrà intitolata alla defunta donna di spettacolo belga Annie Cordy.

Al di là della volontà di rendere omaggio alle donne, fin’ora in effetti poco rappresentate nei nomi di vie e metro della Capitale belga, la decisione di ribattezzare uno degli assi viari più importanti che cinge il centro storico è particolarmente evocativa.

In effetti, da diversi mesi oramai la pressione per la “damnatio memoriae” del Re del Belgio Leopoldo II (morto nel 1909), in nome di una città aperta all’integrazione, cosmopolita e multietnica come Bruxelles, si fa sempre più strada nell’opinione pubblica.

Ma perché, dal cambio di nome di un tunnel alla domanda di “spostamento” delle statue che lo raffigurano dai luoghi visibili della città, il bersaglio di questa esigenza legata all’evoluzione della società è proprio il secondo Re del Belgio, conosciuto anche come il “Re costruttore”?

Chi ha avuto il piacere di seguire una visita guidata di Bruxelles, non mancherà in effetti di ricordare come Leopoldo II sia stato promotore di innumerevoli monumenti e profondi ammodernamenti della città (e in realtà di tutto il Belgio). Dalla creazione delle splendide Serre Reali di Laeken, accompagnate dagli esotici Padiglione Cinese e Torre Giapponese, fino all’Arco del Cinquantenario e alla creazione dell’imponente av. di Tervuren (addirittura più larga degli Champs Elisées – benvenute manie di grandezza!) solo per citarne alcuni esempi.

Una vista dell’edificio che accoglie l’attuale Africa Museum (Musée royal de l’Afrique Centrale) a Tervuren

Proprio quest’ultimo cantiere, voluto nel 1897 per collegare il sito del Cinquantenario, sede dell’Esposizione Internazionale (Esposizione Universale) di quell’anno a Bruxelles al Palazzo delle Colonie, costruito a Tervuren come seconda sede di questo evento, ci indica la strada per capire la fama di disumanità di questo Re.

Leopoldo II aveva infatti ordinato a partire dal 1876 una serie di spedizioni per l’esplorazione dell’Africa Centrale, fino ad allora sconosciuta dagli Occidentali. Gli interessi geografici e “di civilizzazione” si tramutarono però ben presto in interessi economici. La conferenza di Berlino del 1885 sancisce l’appartenenza di questo vasto territorio al Re dei Belgi. Da sottolineare che in un primo momento lo Stato belga non ne volle sapere di assumersi la responsabilità della gestione di una colonia, probabilmente anche per le grandi incertezze legate agli investimenti necessari (per esempio la costruzione di infrastrutture e ferrovie) per avviarne lo sfruttamento. Tuttavia non passarono molti anni prima che il Congo, grazie allo sfruttamento delle ricche minierarie di rame del Katanga e alla produzione e esportazione del caucciù e dell’avorio, diventasse per Leopoldo una vera gallina dalle uova d’oro. A quel punto lo Stato Belga ci ripensò, accettando forse poi non così a malincuore l’eredità lasciatagli da Leopoldo II pochi mesi prima della sua morte nel 1908.

    « La più grande soddisfazione della mia vita è stata di donare il Congo al Belgio. Il Congo è più ricco di quanto possiate immaginare. Dovere di un sovrano è di arricchire la nazione. È questa la sua vera missione ». (Leopoldo II a Anversa, 1909 ).

Certo, fin qui sembrerebbe che Leopoldo II non abbia fatto altro che rispondere al ruolo di “buon padre di famiglia” impostogli dalla sua condizione di uomo del XIX secolo e di Re, aiutando l’industria della sua nazione, il Belgio, attraverso appalti in Congo o grazie allo sfruttamento delle sue ricchezze. Da buon cristiano si fece persino portatore della paternalistica missione di educazione dei popoli indigeni e di debellamento della schiavitù che nei secoli precedenti aveva sottratto all’Africa migliaia dei suoi figli in nome di una fantomatica superiorità razziale, certamente caduta a pennello in una struttura sociale, come quella Occidentale, dedita agli affari e al profitto.

Il problema, come spesso accade, non è tanto legato agli scopi che indussero Leopoldo II ad assumere il ruolo di sovrano dello Stato Indipendente del Congo, ma piuttosto ai metodi utilizzati per ottenere i risultati economici sperati e rientrare dei numerosi investimenti (lo stesso Re impegnò in Congo l’intera eredità ricevuta dal padre Leopoldo I).

Leopoldo II decreta nel 1889 la nazionalizzazione di tutti i terreni non coltivati, dandoli in concessione a grandi imprese private con pochi scrupoli e sottraendo di fatto abilmente alla popolazione locale ogni possibilità di revendicazione degli ancestrali terreni di caccia e di raccolta (ricordiamo che molte tribù erano itineranti). Come se questo “furto legalizzato” non bastasse, furono decretate delle imposte in natura, spesso riscosse dall’esercito o da rappresentanti delle imprese sfruttatrici. Se le quantità di caucciù e di avorio da riscuotere non venivano rispettate, la popolazione subiva delle vere e proprie spedizioni punitive, delle esecuzioni e degli stupri. La triste storia del taglio delle mani, nasce proprio in queste circostanze a giustificare la mancata colletta di materie prime che la popolazione era obbligata a versare. A queste nefandezze vanno aggiunte i numerosi congolesi morti nei cantieri di costruzione della ferrovia, per maltrattamenti e persino per malattie portate dagli occidentali. Si parla presumibilmente di cifre a 6 zeri, di cui però non si può avere un dato preciso e definitivo per mancanza di documenti ufficiali.

Leopoldo II in una fotgrafia di Vincent Everarts, dagli Archives du Palais royal, Bruxelles.

Sebbene Leopoldo non sia mai stato personalemente in Congo, è legittimo chiedersi come potesse essere all’oscuro di questi trattamenti disumani e lasciare che venissero perpetrati. Da qui la cattiva immagine tramandata fino ai giorni nostri, tanto da rendere ormai diffusa l’idea che i monumenti di Bruxelles sono stati fatti con il « sangue del Congo ».

Per tornare dunque ai monumenti di Bruxelles e alla famosa av. di Tervuren di cui si parlava in precedenza, si può affermare che la costruzione di una “Sezione Coloniale” a Tervuren in occasione dell’Esposizione Universale del 1897, con la costruzione del “Palais des Colonies”, rispondesse alla precisa volontà di persuadere la popolazione belga e gli investitori del suo personale progetto coloniale in Congo. In questo contesto vede la luce un vero e proprio zoo umano, in cui ben 267 Congolesi vengono trasportati di forza in Belgio ed esposti al pubblico in accattivanti scenografie che ricostituivano le fattezze di villaggi tradizionali. Ai nostri occhi questo genere di eventi sembra inconcepibile, tuttavia, senza nulla togliere alle responsabilità individuali del sovrano belga, occorre precisare che in quegli anni gli zoo umani erano diffusissimi in tutto il mondo occidentale (per esempio ne venne organizzato anche uno nel 1907 all’Esposizione Universale di Parigi, ma soprattutto, dato molto più scioccante, persino nel “recente” 1958 per l’Esposizione Universale di Bruxelles!).

Queste rievocazioni erano volte a mostrare la forza dell’Occidente, a sostenere la superiorità razziale dei bianchi rispetto ai popoli colonizzati e legittimare così la colonizzazione di terre lontane, data l’apparente, presunta supremazia della cultura europea rispetto ai selvaggiche venivano messi in mostra.

Nonostante le sue innegabili implicazioni nei maltrattamenti inflitti alla popolazione congolese, nonché al suo contributo al processo di consolidazione di sentimenti razziali nella popolazione belga, Leopoldo II è stato solo uno dei tanti attori di un processo globale, quello dell’espansione delle nazioni europee su altri continenti, giustificata secondo la mentalità del tempo sull’arrogante certezza di superiorità.

Lo sfruttamento delle risorse sottratte indebitamente alle popolazioni africane, nonché le sofferenze alle quali esse sono state costrette, hanno contribuito a costruire il benessere economico delle nostre società occidentali, di cui tutti noi siamo i beneficiari.

Rimane quindi aperta la questione dell’opportunità di designare il Re belga come unico colpevole: cancellando il suo nome e la sua effige dalle strade, la società occidentale non potrà comunque lavare via la responsabilità coloniale che, Leopoldo o no, pesa su tutti noi.

Fonti

Léopold II et le Congo – Revue Antipodes – N°203

« … et un roi colonisateur » Dal sito internet: les Belges, leur histoire …et celle de leur patrie, la Belgique

Le zoo humain de Tervuren (1897), dal sito internet del « Africa Museum » di Tervuren

Congo – généralités, dal sito internet expocongo.be

Carte blanche: «Dix idées reçues sur la colonisation belge», da « Le Soir » del 22/08/2009